Si tratta di un raccolto e ameno altipiano carsico (polje), quasi interamente circondato da alture di modesta altezza e interessato dall’alternanza di doline e di affioramenti rocciosi. È situato ad una altitudine di ca. 1200m. Il toponimo deriva dal campus ad ultimum, in epoca romana era infatti l’ultimo avamposto dell’agro municipale opitergino; è detto anche Canp de l’Armàda, poiché per raggiungerlo si risale, dal sacello di Sant’Antonio, l’ultimo tratto della Val Armàda ‘Valle dell’Olmeto’.
Cenni storici
Il Cadólten è stato per secoli un luogo vocato alla pastorizia, non solo di bovini: ancor oggi, grazie ai muri a secco che le delimitano, si possono cogliere a colpo d’occhio le singole malghe, ognuna con casera e casone e con la propria lama, cioè l’invaso d’acqua piovana a cui abbeverare il bestiame.
Nel dialetto fregonese rimangono tuttora profonde tracce del lessico pastorale, ad es., bùrcio ‘zangola’, caliéra ‘caldaia del formaggio’, schirèl ‘frangi-cagliata’, parsór ‘scolatoio’, smalzharòla ‘tavoletta per scremare’, màndra ‘stazzo’, feda ‘pecora’, còcia ‘capra’ ecc.; nell’immaginario collettivo sopravvive inoltre la figura del mazharól, l’omuncolo vestito di rosso che al mattino fa trovare al malgaro le vacche già munte, purché non sia sorpreso sul fatto.
Pure il toponimo ottocentesco Mezzomiglio ricorda di quanto intensa e contrastata fosse la relazione fra diritti di pascolo e i rigidi vincoli del demanio forestale. A testimonianza poi della profonda religiosità che contraddistingueva i malgari, resta il capitello dedicato a San Floriano, il santo cioè che protegge dagli incendi, soprattutto le casere e i casoni i cui tetti di legno e giunco erano facile preda delle fiamme. A testimonianza del persistere del culto, in alcuni casoni sono ancora conservate immagini del santo.
Di grande importanza storica è l’antichissima mulattiera, detta “del Santo”, che da Sonego e da Osigo risale al Cadólten. Per quanto sia stata aperta una nuova strada silvo-pastorale, di essa sono ancora riconoscibili diffusi tratti di tracciato.
Fino agli anni ’70 dello scorso secolo era utilizzata anche per la transumanza; in epoca veneziana, per trascinare a valle le stèle da remi del Bosco del Cansiglio. Di essa (e del Cadólten) ci rimane la preziosa e dettagliata descrizione, per quanto venata di suggestioni bucoliche, di Antonio Caccianiga, già podestà e sindaco di Treviso, che la risalì nel 1867. Recente è invece il sentiero didattico del Tenente William B. Berry, dal nome dell’ufficiale americano che operò valorosamente nell’area cansigliese durante la Resistenza, che dalla casa forestale di Cadólten sale al Pizzòc, via Pecolìn (da pecŭlus ‘piccola orma’) e Monte Crós (‘croce’, segno di confine).
Natura
Il Cadólten, sotto l’aspetto floristico, presenta una grande varietà di Orchidee, fra le quali la rarissima Microstile e l’Orchide ad un bulbo, inoltre la Nigritella comune e quella rossa, l’Orchide dei pascoli, l’Orchide pallida, l’Orchide bruciacchiata.
Si segnalano inoltre la Scrofularia gialla, Lingua di cane vellutina, il Cipollaccio stellato, la Sassifraga dei muri; la ricca flora dei pascoli, rupestre e anche acquatica, come la Peonia selvatica, la Genziana primaticcia, quella di Koch, la Stella alpina, la Valeriana delle rupi, la Spirea cuneata.
Per quanto la zona sia prevalentemente arida (mancano del tutto i corsi d’acqua) si può riscontrare la presenza dell’Erba-unta bianca, il Salice retuso, l’Erba milza comune.
Nelle lame diffusi sono gli anfibi quali la Salamandra alpina e il Tritone alpestre. Tra gli uccelli si possono avvistare l’Astore, lo Sparviere, il Falco pellegrino, il Fagiano di monte, la Ghiandaia, il Corvo, la Cincia dal ciuffo; tra i mammiferi la Volpe, la Donnola, la Martora, il Tasso.